Storytelling per psicologi

Nov 4, 2018 | Comunicazione

Nota: il video al momento è l’originale pubblicato a suo tempo, mentre il testo qui sotto l’ho aggiornato il 26/06/22

Quante volte vi siete incantati ad ascoltare storie, vedere film o leggere libri che vi bloccavano anche il respiro?
Dall’era della pietra o forse prima, lo storytelling, cioè il raccontare le storie hanno sempre fatto parte della nostra vita.

Storie di avventure, di amore, di coraggio, lo scopo era quello di darci le informazioni necessarie per impedirci di fare gli stessi errori dell’eroe, per insegnarci ad affrontare le sfide, o per sapere che cosa ha funzionato per altre persone.

Oggi abbiamo una vasta comprensione dello storytelling. Chiunque faccia un film o scriva un libro sa come si racconta una storia e sempre più persone stanno imparando l’arte dello storytelling anche per scrivere per lavoro.

Perché?

Sono sicuro che anche tu sia al corrente del fatto che oggi le persone leggono poco (anche se non è del tutto vero…).

Ebbene, ma perché?

In parte perché in molti non comprano libri o ne comprano veramente pochi, e questo già fa sì che non siano abituate a leggere pagine e pagine di roba, e un po’ perché tanti articoli e tanti siti sono noiosi da leggere.

E’ qui che entrano in gioco il copywriting e lo storytelling, che rendono i testi scritti moooolto più interessanti e piacevoli da leggere.
Oggi parliamo di storytelling per psicologi.

Vuoi sapere come si fa?
Bando alle ciance e iniziamo!

Storytelling per psicologi: le basi

Per prima cosa devi fare in modo che chi legge possa immedesimarsi molto bene nel personaggio dell’articolo che stai scrivendo o della tua storia.

Per fare questo però devi aver pensato bene al tipo di persona a cui dedicare i tuoi servizi, che avrà una certa età (o si sentirà di avere una certa età), avrà determinate esigenze, un determinato stile di vita e così via.

Insomma, devi avere in mente molto bene chi leggerà quello che stai scrivendo, perché la comunicazione è tanto più efficace quanto più è mirata.

Lo stesso vale per le storie.

Esempio: il tuo lettore (e quindi potenziale paziente) potrebbe essere una persona di 40/45 anni, genitore di un adolescente che lavora dalle 9 di mattina alle 7 di sera e che deve affrontare tutti i problemi tipici di un rapporto genitore/adolescente.

Questa identificazione la puoi fare quando offri un servizio specifico come può essere la consulenza rivolta a genitori di adolescenti, con problemi quindi legati alla crescita o alla scuola.

Quando arrivi a questo punto puoi fare esempi specifici che i tuoi lettori hanno, e in questo modo si sentiranno più coinvolti e penseranno che stai parlando proprio con loro, che conosci i loro problemi.

Obiettivo della storia

Una volta che abbiamo compreso il concetto della specificità, possiamo iniziare a costruire la nostra storia, per davvero.

Naturalmente la domanda che dobbiamo porci è che tipo di storia vogliamo creare, perché potrebbe essere un post con la storia di un paziente (più o meno fittizio), oppure potrebbe essere la tua di storia. Ad esempio potresti usare lo storytelling per la pagina chi sono del tuo sito web, o in generale quando devi parlare di te.

Per alcuni potrebbe sembrare una cavolata, ma a seconda di dove voglio porre l’attenzione andrò ad enfatizzare alcuni punti e meno altri.

Se ti stai chiedendo quali punti, li vediamo subito.
Quello che trovi nelle prossime righe è tratto dal libro “Il viaggio dell’eroe” di Christopher Vogler.

Ce ne sono anche altri, ma questo è quello che ho letto io e all’interno trovi dei riferimenti ad altri libri sul tema.

Questo libro ti spiega esattamente come strutturare i personaggi all’interno di una storia e quindi come costruire la storia, e ti garantisco che una volta letto vedrai tutti i film e libri in modo diverso, e potrai applicare queste le stesse strategie nei tuoi articoli e video.

E anche nelle storie di instagram di cui parlerò nel prossimo video.

Però, insomma, che ci sto a fare io qua? Mica posso limitarmi a dirti “toh, comprati sto libro e buonanotte!“. Non mi sembra molto carino, perciò ora vediamo una struttura a 7 punti che puoi utilizzare per costruire le tue storie.

Struttura dello storytelling

Mi raccomando, mettiti l’anima in pace perché sto ufficialmente per rovinarti la suspense del 95% dei film che vedrai nella tua vita.

Però ormai è tardi, non si torna indietro, quindi pronti via:

1 – La chiamata

Qui è dove inizia il film, o la nostra storia. Normalmente a questo punto abbiamo conosciuto il protagonista che si presenta come persona normale, o comunque con dei tratti e delle caratteristiche che cambieranno durante la storia.

Qui è dove il nostro “eroe” riceve la chiamata, cioè accade qualcosa che fa iniziare l’avventura. Può essere una vera e propria chiamata come quando Gandalf va da Frodo nel Signore degli Anelli, oppure può partire da un evento esterno o interno (qualcosa che accade nella testa del protagonista).

O meglio. Non inizia in realtà. Cioè, vorrebbe iniziare, ma a quel punto…

2 – Il rifiuto

L’eroe rifiuta. Cioè, non si sente pronto, per cui rifiuta la chiamata. Per qualche motivo non lo vuole fare.

Finché però non succede qualcosa che lo porta, con le buone o con le cattive, a fargli cambiare idea.

E così…

3 – Varcare la soglia

L’avventura ha inizio. Il nostro eroe parte ed effettivamente la storia si fa eccitante.

Ma, un momento. Cos’è che rende una storia eccitante?
Beh, le difficoltà!

4 – Il fallimento

Hai idea quanto sarebbe noiosa una storia in cui va tutto liscio come l’olio? E’ la base del cinema ed è anche una delle prime cose che mi hanno insegnato ad improvvisazione teatrale: il motore della storia è il problema, un conflitto. Qualcosa che i personaggi devono risolvere per andare avanti.

Ma il nostro eroe, che inizialmente st’avventura manco la voleva fare, non ha tutti gli strumenti per superare al primo colpo queste difficoltà, e quindi fallisce.

5 – Risorse e mentori

Ma si sa, gli amici si riconoscono nel momento del bisogno. E così, anche il nostro eroe può ricorrere ai suoi amici, oppure a dei mentori (Merlino delle storie di Re Artù è un classico). Nel nostro caso un mentore potrebbe essere, beh, io in questo istante, ad esempio, ma anche qualsiasi persona che possa darti quell’informazione, quella parola o frase che sia in grado di sbloccarti in una situazione di empasse.

Ma potrebbe essere anche un libro, o un film, per esempio.

Il punto è che grazie a risorse e mentori possiamo arrivare alla…

6 – Vittoria

Ce l’abbiamo fatta! Il nostro eroe è riuscito a superare le difficoltà ed ha superato la sfida!

Bellissimo, ma manca qualcosa. Perché un eroe che vince per se stesso non è un vero eroe.
Un vero eroe vince anche per gli altri.

7 – Condivisione del dono

Avrebbe fatto mai tutto quel casino Frodo solo per sé stesso? E Skywalker?

Certo, nei film e nei libri di solito c’è in gioco la sopravvivenza del genere umano, ma nel nostro realistico mondo spesso non è così…o forse sì?

Prova a riflettere: cosa guadagna la comunità da ciò che fai oggi?

Quali sono i valori che vuoi condividere con la comunità, insieme alle tue competenze?

Conclusione

Se ti stai chiedendo come si usa tutta questa roba sullo storytelling, beh, ecco la mia risposta:

Partendo dalla fine, quindi dalla vittoria che vuoi raccontare, trova il punto in cui quella storia è iniziata.

Siccome siamo nel mondo vero potrebbe esserci qualche caso in cui il punto 2 manca, perché c’è chi ha capito subito che voleva fare la psicologa e ci si é lanciata. Ok, fa lo stesso (ma se invece il rifiuto a un certo punto l’hai avuto, usalo), l’importante è che usiamo gli altri punti, andando a prenderli dalla nostra vita. O dall’esperienza che hai vissuto con uno o più pazienti.

E sempre siccome le storie non sono tutte uguali, c’è una parte della struttura che si può ripetere. Ad esempio una storia può avere più difficoltà prima di arrivare alla vittoria finale.

In quel caso quello che devi fare è ripetere i punti 3, 4, 5, 6, e se vuoi anche il 7.

Per esempio, ho superato una difficoltà, quindi sono alla vittoria, punto sei, ma il mio viaggio non è finito. Procedo (possiamo riconsiderarlo un altro punto 3), incontrerò altre difficoltà che risolverò, e così via.

Spero sia almeno un pochino chiaro. In caso contrario ti aspetto nei commenti qui sotto.

Ora basta leggere. Prendi carta e penna: è il momento di scrivere!

Chi scrive?

Ciao, sono Damiano: non molto convenzionale, mancino e determinato, per cui quando mi metto in testa qualcosa spostatevi tutti.
E mi sono messo in testa che si può fare marketing etico, anche se non si è dei chiacchieroni, anche se non si è portati, anche se si è degli orsi super introversi e con scarse capacità relazionali, esattamente come lo ero (sono) io.
Tutto si può imparare, ne ho le prove e sono tutte in questo blog!

codice deontologico vs marketing
Intervista con lo psicologo
Cerchi qualcosa in particolare? Potrei sorprenderti!

2 Commenti

  1. Mina

    Complimenti Damiano! Ho apprezzato molto questo articolo. Buon lavoro!

    Rispondi

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