Codice deontologico VS marketing parte 2

Ago 9, 2018 | Codice Deontologico VS Marketing

Buongiorno dottoresse e dottori, eccoci al codice deontologico VS marketing parte 2, per sapere se e quali tecniche di marketing possono essere usate per la vostra attività di psicologi.

L’altra volta abbiamo visto gli articoli 3-4-5, perché abbiamo detto che i primi due li saltiamo visto che dicono solo che il codice va rispettato, in caso contrario ci sono delle sanzioni, e oggi “andiamo avanti” con gli articoli 6-7-8.

 

L’articolo 6 dice:

“Lo psicologo deve sempre poter scegliere i metodi, le tecniche e gli strumenti psicologici da utilizzare ed è responsabile dell’uso che ne fa, dei risultati che ottiene, delle valutazioni e interpretazioni che ne ricava.”

Che non si discosta poi molto dal punto 5. Cioè io scelgo di cosa occuparmi sulla base delle mie competenze, e scelgo quali strumenti utilizzare sulla base delle mie competenze.

Lo scopo è sempre quello di offrire il servizio che dia il risultato migliore.

Facile facile.

 

Articolo 7

“Lo psicologo valuta sempre attentamente il grado di validità e attendibilità di informazioni, dati e fonti su cui basa le conclusioni raggiunte. Espone all’occorrenza le ipotesi interpretative alternative ed esplicita i limiti dei risultati.”

Questo punto è stato originariamente pensato per prevenire il furto di dati a qualche collega, ma è anche un’ottima arma di marketing e copywriting (ovvero, in soldoni, l’arte di vendere per scrivere).
Perché a differenza di tutto quello che si può trovare su internet (che non si sa mai se è vero o no) tu hai le fonti.

“Ho scritto questo articolo che si basa su una ricerca di tizio, ci sono anche gli studi di sempronio e ha avuto questi risultati in questi casi”, quindi dal punto di vista della veridicità, sei inattaccabile.

Inoltre, dare il giusto merito al lavoro degli altri aumenta la percezione del tuo valore professionale e quindi le persone avranno più fiducia in te. Sia i clienti che i colleghi.

 

Articolo 8

Lo psicologo contrasta l’esercizio abusivo della professione e usa il proprio titolo professionale esclusivamente per attività ad esso pertinenti e non abusive.

Siamo tornati nell’ambito del buon senso e della professionalità (anche se in realtà non ce ne siamo mai allontanati) e in questo caso parliamo di attività abusive.

Cioè tutte le attività di sostegno psicologico, diagnosi, prevenzione e riabilitazione, sono riservate agli psicologi e agli iscritti all’albo dei medici.

Tutti gli altri: fuori! e in caso contrario non devono essere chiaramente coperti dagli psicologi, altrimenti perde valore la professione.

Cioè se tuo cugino si improvvisa a fare sostegno psicologico, tu psicologo non devi appoggiarlo ma anzi devi essere il primo a prenderlo a pedate.

Per vedere i prossimi video segui la pagina della soluzione anticrisi per psicologi e ogni settimana confrontiamo 3 articoli del codice, oltre a tips e contenuti informativi.

Come sempre se hai dubbi o domande scrivimi nei commenti, ci vediamo nel prossimo video!

Un saluto e buon lavoro!

Chi scrive?

Ciao, sono Damiano: non molto convenzionale, mancino e determinato, per cui quando mi metto in testa qualcosa spostatevi tutti.
E mi sono messo in testa che si può fare marketing etico, anche se non si è dei chiacchieroni, anche se non si è portati, anche se si è degli orsi super introversi e con scarse capacità relazionali, esattamente come lo ero (sono) io.
Tutto si può imparare, ne ho le prove e sono tutte in questo blog!

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